Alcuni istruttori federali della Associazione sportiva dilettantistica “Scuola popolare di scacchi”, in accordo con i supervisori del Centro di Roma di Una breccia nel muro e con il consenso dei genitori, hanno coinvolto in un laboratorio scacchistico specificamente pensato per loro due bambini di 7 e 8 anni.
Il gioco degli scacchi è una disciplina sportiva riconosciuta dal CONI, praticata in tutto il mondo da tempo immemorabile (risale al 600 d.C.) e sta entrando progressivamente nei programmi dei sistemi scolastici di diversi paesi europei. In Italia è in corso una sperimentazione nelle scuole dell’obbligo, ma la pratica si sta diffondendo velocemente negli altri ordini e gradi di scuola, coinvolgendo decine di migliaia di ragazzi.
L’interesse degli psicoterapeuti dell’infanzia, neuropsicologi, psicologi dell’apprendimento deriva dall’evidenza offerta da parecchie esperienze le quali mostrano come le attività legate al gioco degli scacchi siano in grado di favorire lo sviluppo di abilità cognitive e metacognitive, per raggiungere migliori livelli di competenza.
C’era spazio e interesse, quindi, per promuovere un’iniziativa con “Una breccia nel muro”. Alcuni istruttori federali della Associazione sportiva dilettantistica “Scuola popolare di scacchi”, in accordo con i supervisori di Breccia e con il consenso dei genitori, hanno coinvolto in un laboratorio scacchistico specificamente pensato per loro due bambini di 7 e 8 anni che seguono presso il Centro “Facciamo breccia” di Roma il percorso “Piccolo gruppo per le abilità sociali” (vedi la newsletter di gennaio 2018).
Da tre mesi i due bambini sono coinvolti in un appuntamento settimanale insieme a un istruttore per suscitare in loro un interesse condiviso nel gioco. Le attività, mediate dall’educatore, spingono ciascun bambino all’interazione costante con l’altro, in un ambiente gradevole e non giudicante (l’errore è sempre una buona cosa negli scacchi, perché si migliora soltanto sbagliando; e questo sta progressivamente passando). Si cerca di potenziare l’autostima dei bambini mediante successi condivisi e di facilitare la modulazione delle loro emozioni, addestrandoli gradualmente alla lettura delle proprie e di quelle altrui. Vengono promosse condotte pro-sociali, allenando al confronto e alla turnazione regolata, e si impara a pensare.
Paolo Andreozzi, istruttore nazionale della Federazione Scacchistica Italiana
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